Falange Armata e l’attentato alla villa di Pippo Baudo
Il 19 maggio 1991 la Sicilia fu scossa da un attentato mafioso ai danni della celebre villa del conduttore televisivo Pippo Baudo. L’esplosione, avvenuta nella notte a Santa Flavia, distrusse cancelli e muri esterni, seminando sgomento tra i residenti. Nessuna vittima fu registrata, ma il gesto segnò una nuova escalation nella strategia terroristica di Cosa Nostra.
Contesto storico e motivazioni
Negli anni Novanta la mafia siciliana intensificò le sue azioni violente per intimidire lo Stato e i personaggi pubblici. Pippo Baudo, volto simbolo della Rai e figura di grande rilievo culturale, venne scelto come obiettivo per la sua capacità di catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica. L’attacco alla sua residenza rappresentò un chiaro segnale di forza e di disprezzo nei confronti delle istituzioni.
Il meccanismo dell’attentato
- Preparazione: confezionamento di un ordigno artigianale nascosto in un bidone di plastica.
- Posizionamento: collocazione sotto il cancello principale, con innesco a timer.
- Esplosione: ore 2:30 della notte, boato avvertito a distanza di chilometri.
- Danni: danneggiamento della recinzione, delle facciate esterne e di veicoli in sosta.
- Obiettivo: intimidazione simbolica, senza provocare vittime dirette.
Il fenomeno «Falange Armata»
La «Falange Armata» era un’organizzazione fantoccio che dal 1990 al 1993 rivendicò numerosi atti intimidatori, da bombe a dichiarazioni minatorie. Le sue comunicazioni vaghe e criptiche miravano a confondere le indagini e a proiettare un’immagine di terrore controllato. In realtà, Falange Armata operava come strumento di depistaggio per Cosa Nostra.
Rivendicazione e depistaggi
A poche ore dall’attentato, due telefonate anonime rivendicarono l’azione a nome della Falange Armata. Le intercettazioni telefoniche e le analisi investigative chiarirono che la sigla era funzionale agli interessi del boss Nitto Santapaola, che intendeva amplificare il clima di paura e deviare l’attenzione delle forze dell’ordine.
Indagini e processo
Le indagini coordinate dalla Procura di Palermo, con l’ausilio della squadra mobile, portarono all’arresto di vari esponenti della famiglia Santapaola. Durante il processo emersero intercettazioni che confermarono il coinvolgimento di Cosa Nostra nella pianificazione dell’attentato e nell’utilizzo della Falange Armata come copertura.
Conseguenze e memoria
La condanna definitiva, giunta dopo anni di udienze, riconobbe la matrice mafiosa dell’attacco. Pippo Baudo, in una testimonianza pubblica, sottolineò l’importanza di non cedere alle intimidazioni e di rafforzare la cultura della legalità. L’episodio contribuì a stimolare un dibattito nazionale sulla lotta alla mafia e sulla tutela delle figure istituzionali.
Conclusioni
L’attentato alla villa di Pippo Baudo rimane un episodio emblematico della strategia terroristica di Cosa Nostra nei primi anni Novanta. La falsa sigla Falange Armata, usata come schermo per depistaggi, evidenzia la capacità del clan Santapaola di orchestrare operazioni complesse e di seminare il terrore. La memoria di questi eventi è fondamentale per comprendere la storia recente della lotta alla mafia in Italia.